Antonella Granieri, Fanny Guglielmucci, Isabella Giulia Franzoi, Silvia Novello, Giorgio Scagliotti

La letteratura internazionale evidenzia che il MM incide a livello multidimensionale sui soggetti colpiti e sui loro caregivers, con una forte compromissione della qualità di vita: 1) a livello fisico, si evidenzia la presenza invalidante di sintomi ingravescenti e aspecifici (quali dolore, calo respiratorio, affaticamento, tosse, disturbi del sonno, perdita di peso, eccesso di sudorazione); 2) a livello psichico la diagnosi di MM porta in campo ansia marcata e irritabilità, depressione, paure eccessive, ridotto senso di autoefficacia, percezione di non avere alcun controllo sulla propria vita, connessa al vissuto profondo di essere senza speranza; 3) a livello socio-relazionale si assiste a marcati cambiamenti nei ruoli e nelle relazioni, compromissione del senso di appartenenza e della coesione sociale, percezione di isolamento e ritiro sociale.
Tuttavia, a tutt’oggi non si dispone di dati empirici relativi alle persone che, seppur esposte ad amianto, non hanno sviluppato o non hanno ancora manifestato tale patologia.

Da oltre 50 anni è noto il ruolo dell'esposizione lavorativa e/o ambientale ad amianto nella genesi di numerose patologie polmonari, quali placche pleuriche, asbestosi e mesotelioma maligno (MM), un tumore raro caratterizzato da una ridotta aspettativa di vita (9-12 mesi) e da un elevato periodo di latenza (20-40 anni). In ragione di ciò, non stupisce che la fascia anziana della popolazione (> 65 anni) risulta essere maggiormente colpita da questa patologia. Il Ministero della Salute ha mappato sul territorio la presenza di Siti di Interesse Nazionale (SIN), tra i quali sul territorio piemontese spicca Casale Monferrato, cittadina caratterizzata da un elevato livello di mortalità per patologie asbesto-correlate, un dato che ha interessato e continua a interessare buona parte della sua comunità.

L’esperienza clinica nel Sito Contaminato di Casale Monferrato ci consente di rilevare come tale realtà sia caratterizzata non solo da un'esposizione puntiforme ad amianto e una diffusione su larga scala del MM, da un’attenzione e una storia di lotta rivendicativa che unisce tutti i cittadini, peculiare all'interno del panorama internazionale. Una forma di lotta che apre la strada alla possibilità di comprendere come, con molta probabilità, negli ex-esposti, seppur in forma più lieve, si annidino i prodromi di una medesima sintomatologia e sofferenza psicologica, così come riscontrata nei pazienti affetti da MM e loro caregivers. Nello specifico, seppure la presenza sul territorio dell’UFIM e del Centro Sanitario Amianto garantisca una presa in carico globale della persona affetta da MM, non esistono a tutt’oggi un servizio specificamente dedicato ai cittadini ex-esposti, su cui continua ad aleggiare, con impatti diversi in relazione alle strutture profonde di personalità di ognuno, la paura del contagio aereo della malattia e l’angoscia di morte.

Obiettivo del progetto è realizzare un servizio di supporto aperto alla cittadinanza casalese, per anni fortemente esposta ad amianto sia a livello ambientale sia a livello lavorativo. Nel tempo vivere in un Sito Contaminato, tenuto conto dell’elevato periodo di latenza del MM, muove nelle persone affetti gravosi, connessi al timore di potersi scoprire malati da un giorno all’altro e di essere quotidianamente in prossimità di un confronto con l’idea della morte. Turbolenze emotive unite a pensieri negativi e a una conoscenza solo parziale della portata e dell’evoluzione dei sintomi saturano il campo relazionale dei cittadini, attraversando la qualità di vita di ognuno e indebolendo la tenuta dei legami sociali presenti nella comunità. Questo apre la strada a un certo isolamento, soprattutto nelle persone anziane. In tal senso, il servizio che proponiamo prevede la costituzione di un help-desk telefonico integrato per gli aspetti psicologici e oncologici e la creazione di un gruppo di psicologia clinica aperto agli ex-esposti. Il fine è quello di offrire alla cittadinanza spazi e modalità diverse e interattive per poter pensare ed elaborare gli aspetti dolorosi – in termini fisici e psichici - propri di quell’area geografica, nella direzione della costruzione da parte di cittadini e operatori di una rappresentazione maggiormente realistica (e dunque scambiabile) della malattia nei suoi aspetti somato-psichici e della creazione di legami intrapersonali, interpersonali e comunitari più solidi ed efficaci.

1. Migliorare il funzionamento emotivo della singola persona e dell’essere cittadini: rendere capaci gli abitanti di regolare in modo autonomo e funzionale ansie, paure, aspetti depressivi e/o aggressivi collegati con la possibile fantasia di avere o poter contrarre a breve il MM.

2. Migliorare l’agency della popolazione: ridurre il senso di scarsa autoefficacia e di passività collegato alla sensazione di non poter esercitare alcun potere sulla propria vita e di essere in fondo predestinati ad ammalarsi.

3. Migliorare il funzionamento sociale e interpersonale: maturare un’idea più realistica sulla malattia e sulle sue modalità di cura e motivare i singoli a intessere nuove relazioni scandite da modalità relazionali inedite (apprese nel gruppo), riducendo la sensazione di solitudine e isolamento e incrementando al contempo un senso di appartenenza e coesione sociale.

Il nostro gruppo di ricerca -intervento sta attualmente preparando delle application proposal al fine di partecipare a grant e reperire fondi.

Pubblicazioni scientifiche.
Eventi pubblici per la presentazione del progetto, in particolare a Casale Monferrato.
Opuscoli.
Comunicati stampa.